venerdì 5 novembre 2010



C’ERA UNA VOLTA IL “LIMITE”
Tanto tempo fa in un paese piccolo, piccolo,
viveva una bambina di nome Olivia.
Era sempre allegra, non molto vivace, ubbidiente e rispettosa, di aspetto sottile, con degli occhi scuri come le olive che raccoglieva suo nonno e la carnagione che le donava un colorito olivastro quasi come una piccola figlia di Toro Seduto. Il sole non era un problema per lei, anzi d’estate tra un po’ di mare e tanta campagna diventava ancora più scura e con le trecce che la mamma si ostinava a farle portare, non di rado raccoglieva consensi e apprezzamenti all’interno della famiglia che era tutto il suo mondo. Quindi soddisfatta del suo aspetto, che a quell’età è fondamentale, e gratificata per il suo impegno serio, cresceva serena e fiduciosa.
Quando il “limitar di gioventù” si apprestava a trasportarla in una nuova fase, Olivia si rese conto che c’erano ,però, intorno a lei momenti tetri, spaventosi, cupi e tenebrosi come la peggiore notte d’inverno. Freddo e gelo nel cuore, iniziò a sperimentare, fino a quando un caldo tepore non veniva a scaldarla e riapparivano i volti soliti, come se nulla fosse accaduto,tornati alla normalià. La frase “dopo la pioggia viene il sereno, brilla nel cielo l’arcobaleno” fu la sua tenera compagna di tanti di quei momenti!!!
Ogni volta che accadeva, a volte spesso,a volte raramente,
meditava e tramava …… : “quando diventerò più grande risolverò tutto, ……
Fu così che imparò a superare un limite sempre più lontano, il bordo del vaso era sempre più alto e la goccia per farlo traboccare non arrivava mai.......
"La prossima volta"....
"Domani"...
Il domani era irraggiungibile e il coraggio mancava.
Passarono gli anni senza che Olivia si accorgesse che il vaso era diventato enorme, alto come una montagna. Sognava la tranquillità perduta, la serenità sarebbe stato ,per lei, il regalo più importante che un principe azurro potesse portarle. Non fu così...questo principe non era proprio azzurro e soprattutto il castello era abitato da dame e cavalieri non proprio gentili e il suo limite ormai non esisteva più, era come la verginità perduta che non può più essere riacquistata, il limite non torna indietro.
"Ma com'è stato possibile? Un'altra al posto tuo sarebbe sbottata da un pezzo! Ma che non lo sai che c'è un limite a tutto?"
Olivia rifletteva:
“la vita è andata così, ognuno ha il suo destino…beh certo qualcosa in più lo meritavo…”
E tirava fuori la grinta, quella di sempre, per riemergere perché nonostante tutto poi diceva a se stessa “mi puoi piegare una volta ma non puoi spezzarmi per sempre!” . Si guardava intorno e vedeva chiaramente il suo valore, era diversa, impossibile per lei uniformarsi, e se sopportare tanto significava cadere in basso allora quello era l’unico modo per farla cadere in basso, non ce n’erano altri, nessuno l’aveva mai vista piangere tranne sua madre, era se stessa e anche se si era persa di vista un paio di volte, poi si era sempre ritrovata ,poteva tranquillamente guardarsi allo specchio e riconosceva la bambina felice e la ragazza gioiosa, incorreggibile e selvaggia.


In fondo non era ancora finita, la vita le doveva ancora qualcosa di buono.

(Papà non è colpa tua,ti voglio bene,non sono una martire,sono una con il "limite alto".)

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