martedì 8 febbraio 2011

La mia soffitta


In una tiepida mattina di primavera ti svegli e decidi che è la giornata adatta per revisionare e svuotare la soffitta, lavoro che stai rimandando da troppo tempo.
L’inverno è alle spalle e non hai più l’alibi del freddo che in soffitta intirizzisce le mani.
Ecco la soffitta è questo… un posto freddo e buio all’ultimo piano della casa, un luogo appartato adatto per scaricare oggetti non usati più nella quotidianità ma dei qual non ci vogliamo sbarazzare, la stanza dove rifugiarsi per respirare e staccare la spina, cara anche al grande Dostoevksij che scriveva: "Svolgevo il mio dovere in modo esemplare, ma, appena terminato, correvo nella mia soffitta, indossavo la mia vestaglia, e aprivo i miei autori preferiti, ...”E’ il posto dove si ritorna bambini, ricordando i fantasmi dell’infanzia quando la mamma ci chiedeva di andare a prendere qualcosa e bisognava andarci magari con la candela.
Apri la porta, ti guardi intorno, giri fra gli scatoloni, soffi via la polvere e li apri.


Per tanti anni la soffitta, come la nostra mente, ha trattenuto e conservato valige, scatoloni, cassetti pieni di oggetti, vestiti, vecchie riviste e fumetti, quaderni e libri scolastici sgualciti e ingialliti,
le vecchie pagelle,le foto di papà militare,gli album di figurine Panini dei calciatori, cianfrusaglie ormai date per perse, ricordi dimenticati e irricordabili.
Possedere una soffitta così è come possedere una grande “collezione del passato” intrappolata nelle ragnatele.


Tiri fuori un oggetto caro, una vecchia pallina dell'albero di Natale, e allora ti siedi su quella vecchia poltrona di velluto coperta con un lenzuolo bianco, osservi, ascolti, rimembri.

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